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Immagine del redattoreStefano Berta

A Quiet Place - Giorno 1 - Michael Sarnoski


 
 

Passato quasi in sordina nel marasma delle proposte cinematografiche più affini al palato del pubblico generalista uscite nelle ultime settimane (Inside Out 2, Bad Boys) approda oggi in sala "A Quiet Place Day One" che come suggerisce il titolo ci racconta il primo giorno di invasione delle creature aliene che ci venivano presentate nel film del 2018 diretto da John Krasinski; creatore di quella che ormai possiamo considerare una saga a tutti gli effetti e che qui troviamo in veste di co-sceneggiatore passando il timone della macchina da presa a Michael Sarnoski.

Un Sarnoski, che in maniera quasi del tutto disinvolta, non fa rimpiangere il cambio di regia, dimostrandosi perfettamente in grado di sostituire Krasinski e certificando in modo ancor più marcato l'ottimo talento che già aveva lasciato intravedere con quel gioiellino di "Pig" uscito giusto qualche anno fa con protagonista Nicolas Cage. "A Quiet Place Day One" infatti, vive di una messa in scena pressoché impeccabile: elegante, raffinata, capace di catalizzare l'attenzione nelle scene più concitate e di creare la giusta intimità nei momenti più distesi e introspettivi, resi ancor più potenti e immersivi grazie alle eccellenti performance attoriali di Lupita Nyong'o (12 Anni Schiavo, Noi, Black Panther) e Joseph Quinn (Stranger Things, The Fantastic Four) che formano un accoppiata veramente affiatata con cui è praticamente impossibile non entrare in empatia. Straordinari gli effetti visivi investiti per la maggior parte nella realizzazione delle creature che riescono a rappresentare una minaccia tangibile per i protagonisti  oltre a garantire uno spettacolo ad alto impatto visivo per gli occhi dello spettatore, e che fanno vanto dei propri muscoli nonostante i "soli" 60 milioni di budget coi quali il film è stato realizzato.

La costruzione della tensione però è il vero fiore all'occhiello della pellicola, gestita in maniera chirurgica nel corso delle due (velocissime) ore di durata e che procede cautamente fino ad esplodere in un climax crescente che culmina in una sequenza finale al cardiopalma, rafforzata senza dubbio alcuno da un utilizzo dell'elemento del silenzio a dir poco certosino, che viene distribuito sapientemente lungo la narrazione regalando alcuni dei momenti più fomentanti e iconici del progetto in questione, immergendo la sala nelle vicende mostrate a schermo portandola a partecipare attivamente quasi come se si trovasse sul campo in prima persona e che migliora notevolmente uno dei punti di debolezza che caratterizzavano il capitolo precedente, sempre di buon livello ma fin troppo caotico e rumoroso rispetto al primogenito. Vacilla giusto in qualche frangente dal punto di vista della sceneggiatura, più per asservire il prosieguo della storia attraverso clichè tipici del genere creati ad hoc che per errori di scrittura veri e propri, ma nulla che inficia in modo compromettente la visione di un prodotto altrimenti ispirato e confezionato a dovere.

Insomma: una sorpresa graditissima, che se la batte apertamente con il primo capitolo e che attesta il valore qualitativo della saga su livelli medio-alti, cosa che soprattutto negli ultimi anni non è da dare poi così tanto per scontata e che lascia presagire un futuro interessante nell'economia del microuniverso messo in piedi da Krasinski. Correte in sala e dategli un occasione, sono sicuro che potrebbe sorprendere molti e che potrebbe regalarvi una delle esperienze più immersive e rumorosamente silenziose a cui possiate auspicare in tempi recenti.


Jackie Soprano

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