L’epica chiusura della saga dei Guardiani, per come li abbiamo conosciuti nel lontano 2014, segnerà un prima e un dopo nel mondo dei cinecomic.
Dal punto di vista del coraggio senza dubbio. E non parlo tanto del coraggio del rompere le righe finali da parte della formazione originale, quella era se vogliamo in parte citofonata e quasi metanarrativa visto che il regista, James Gunn, passerà alla DC e questo è il suo canto del cigno marveliano. Mentre se ci concentriamo sul coraggio messo nei temi trattati lì siamo a un punto zero.
Chi si immaginava che si potesse infilare una tematica a dir poco radioattiva come la violenza sugli animali in un film di intrattenimento ambientato fra galassie lontane e razze aliene fuori di testa? Gunn lo fa con un equilibrio dosato di dolcezza e spietatezza, equilibri che disturbano lo spettatore, lo commuovono senza pietismi, talvolta in modo brutale ma mai gratuito.
Partiamo dai difetti: ho sempre visto i film dei Guardiani come qualcosa di genuinamente scisso (o quasi) dalle faccende terrestri del MCU, quindi avere la necessità anche in questo atto terzo di andare a recuperare film esterni un po’ mi ha stonato. Sognavo qualcosa di più compatto, come i primi due film, ma capisco Gunn; le famiglie come recepiranno la bravura ma anche la sfrontatezza di Gunn nell’affrontare la questione animalista? Il pubblico sarà pronto ai rinomati “cazzottoni sullo stomaco” o resterà spiazzato per non aver trovato i canonici siparietti made in MCU?
I pregi sono troppi: un cattivo all’altezza, bidimensionale rispetto a Thanos; gli effetti visivi; empatizziamo, amiamo e soffriamo con quattro animali fatti al computer; la scena action collettiva, la migliore dai tempi del piano sequenza del primo Avengers nella battaglia di NY.
La sceneggiatura non è antiproiettile e presenta alcune ingenuità, ma è funzionale e ogni singolo Guardiano ha la sua luce della ribalta e la sua chiusura degna.
Le musiche se la giocano come bellezza, impatto e organicità con il primo film. Di sicuro la scena prologo con Rocket che ascolta e canticchia Creep con le cuffiette mentre un altro grandissimo piano sequenza ci racconta dove avevamo lasciato i nostri eroi, è un gioiello nel gioiello.
Si ride di gusto e non perché si deve ridere. Ci si commuove altrettanto anche se le lacrime più genuine arrivano quando meno te le aspetti e non necessariamente nelle fasi più drammatiche.
Non ho la minima idea di quali siano i progetti sui Guardiani post-Gunn. Non ci voglio pensare, voglio solo ringraziarlo, questo genio della regia e della fantasia che ci ha fatto innamorare di una combriccola di losers. Intanto mi ascolto ancora una volta "Hooked on Feeling" ballando e imitando quel completo idiota di StarLord. Il nostro completo idiota preferito.
Andrea Moretti
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