In un mondo popolato da creature composte dai quattro elementi, Ember, una ragazza di fuoco, e Wade, un ragazzo d'acqua, si incontrano. Per una serie di vicissitudini, i due inizieranno a conoscersi, nonostante appartengano a mondi totalmente diversi.
Ormai è noto a tutti che la Pixar non se la passi bene, è un dato di fatto: perdite sempre più cospicue, film senza una chiara direzione registica e un'animazione 3D che comincia a risultare stantia. E quando tutto sembrava andare per il verso sbagliato, ecco che compare un film esteticamente molto ben riuscito e con un target ben più ampio rispetto alle pellicole uscite da qualche anno a questa parte. Sicuramente non un capolavoro, non perfetto, ma che riesce bene nel suo intento. Una storia d'amore classica, impreziosita da concetti ben più ampi, come il tema della diversità, l'integrazione, la pressione genitoriale e il doversi staccare dal proprio nucleo familiare per inseguire i propri sogni. Di certo la scrittura non spicca di originalità: sono tutte tematiche già trattate e descritte in ben più di un'occasione, ma ciò rende la pellicola appetibile per ogni genere di pubblico.
Seppur in maniera semplice, il film riesce a far emergere tutta una serie di interrogativi che affliggono in particolar modo la fascia dei giovani adulti: il senso di smarrimento, la paura del futuro, il trovare il proprio posto nel mondo. Arrivano e colpiscono in pieno lo spettatore. Una scelta coraggiosa, ma funzionale, staccandosi dal pensiero generale che le grandi case di produzione si rivolgano esclusivamente ai più piccoli.
Il punto cardine è senza ombra di dubbio l'animazione: la scelta stilistica nel rappresentare i vari elementi è di grande impatto, gli elementi sono ben caratterizzati e distinguibili, e la messa in scena è azzeccata. Le interazioni dei personaggi stessi con l'ambiente circostante è creativo e divertente, rendendo scene di vita quotidiana delle vere e proprie chicche disseminate all'interno del film.
“Elemental” sorprende, cattura ed emoziona, ponendo le basi per quello che potrebbe diventare un punto di svolta della grande casa americana.
Gianmatteo Diprima
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