Inizio provando a rispondere subito ad un quesito che già so farà capolino nella vostra testa durante la lettura: "ma è meglio rispetto a "Fury Road" oppure no?" Beh, per quanto mi riguarda la risposta è no ma vi assicuro che quanto detto non rappresenta in alcun modo un difetto, anzi.
Volendo provare ad essere quanto più onesti possibile penso si possa tranquillamente affermare che "Fury Road" e "Furiosa" siano a conti fatti due facce della stessa medaglia in grado di completarsi a vicenda; se nel film del 2015 infatti il punto di forza risiedeva proprio nella "mancanza" vera e propria di una trama in cui veniva dato ampio spazio di manovra ad una narrazione più dilatata e ad una componente action estremamente marcata, quello uscito quest'anno punta esattamente sull' esatto opposto, presentando una trama decisamente più articolata, in cui la caratterizzazione dei personaggi e del mondo circostante prendono il sopravvento sull'azione, che chiariamo, è presente nel film ma non con la stessa predominanza di "Fury Road".
Anya Taylor-Joy è stata a dir poco magnetica nell'incarnare i tormenti e le ragioni che porteranno successivamente il personaggio interpretato da Charlize Theron a fare quanto abbiamo visto, restituendo una performance intima e profonda che viene sublimata non tanto nella sua verbosità quanto nel suo linguaggio del corpo, in cui i movimenti e gli sguardi assumono delle connotazioni decisamente più imperanti e impattanti in quello che è il quadro d'insieme.
Scroscianti applausi anche per la sua controparte più piccola (che occupa i primi due dei cinque atti che vediamo scanditi nel film) e al villain Dementus interpretato da Chris Hemsworth, qui alla sua miglior performance attoriale, capace di rendersi odioso attraverso una caratterizzazione volutamente sopra le righe, ma al tempo stesso affascinante e stratificato fornendoci un punto di vista sul suo background estremamente seducente per quanto approfondito in modo abbastanza superficiale, ma tant'è: quando riempie lo schermo si fa sentire e noi spettatori ne siamo tutti piacevolmente grati.
Inutile spendersi in facili elogi invece per quel che concerne la regia di Miller; già quanto fece ai tempi di "Fury Road" aveva del miracoloso ma se pensiamo che il prodotto uscito quest'anno coincide con un età anagrafica che accarezza appena gli 80 anni, direi che ci sia ben poco da dire...
Una regia maestosa, incisiva, abile nel dare risalto alle ambientazioni desertiche e post apocalittiche (fiore all'occhiello della saga) nello scavare nell'emotività dei personaggi e nel mettere in scena sequenze action adrenaliniche e roboanti che non faranno in alcun modo rimpiangere quelle viste ormai dieci anni fa all'interno del "Fury Road".
È lodevole constatare come di fatto Furiosa, sia al tempo stesso un prequel sul personaggio che da il nome al titolo e un operazione volta ad esplorare in modo più dettagliato e minuzioso la mitologia del mondo circostante, in cui ci vengono presentate tante nuove "città" e i meccanismi che ne regolano la sopravvivenza all'interno di esse.
Potremmo dire, senza sembrare eccessivamente esagerati, che "Furiosa" sia un film sulla condizione umana e politica in cui versa l'umanità ai tempi di Mad Max e in cui vediamo raccontata una dinamica feudale all'interno della quale vengono approfonditi i rapporti tra la Cittadella gestita da Immortal Joe e i punti satelliti con i quali intrattiene rapporti commerciali in cambio di cibo e protezione, offrendo allo spettatore un nuovo punto di vista sulle dinamiche che coinvolgono il mondo messo in piedi dal cineasta australiano.
Ed è proprio all'interno di una realtà descritta in questo modo specifico che il risentimento, l'ambizione, l'odio e sentimenti di vendetta trovano fertilità nei rapporti che coinvolgono i personaggi: anime sperdute in cerca di un posto nel mondo ormai decadente e privo di qualsivoglia barlume di speranza in vista di un futuro più mite e prolifico.
Nel mondo descritto da Miller l'anarchia regna sovrana, le speranze nei confronti dell'umanità sono al minimo storico, l'abbondanza rappresenta un lascito da occultare più che da condividere e la possibilità di redenzione non si palesa mai definitivamente del tutto, ma da modo al regista di sprigionare a fiumi quella che è la sua folle visione di un mondo in declino messo però in scena in maniera fottutamente seducente, cullando l'occhio dello spettatore all'interno di quelle che possiamo descrivere come 2 ore e 25 in cui adrenalina, impatto estetico ad alti livelli e magnificenza visiva sono il marchio di fabbrica abili nel rendere estremamente affascinante una realtà sporca, respingente e alla deriva più completa, portandoci ad affermare con assoluta convinzione "ma io la dentro quanto ca*zo ci vorrei vivere!" Ed è tutto dire.
Fatica leggermente ad ingranare nelle prime battute e l'epilogo, per quanto fomentante (chi ha già visto Fury Road avrà di che godere) sembra girare abbastanza su se stesso come se non sapesse effettivamente come concludersi in via definitiva, ma parliamo comunque di minuzie che non inquinano in alcun modo quello che senza ombra di dubbio si presenta al pubblico come uno dei migliori film action usciti in sala dai tempi del suo predeces(equel)
"Ammiratelo!"
Jackie Soprano
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