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Geoff McFetridge: Drawing a life - Dan Covert


 


 

Presentato nella categoria Extra del NOAM FIlm Festival di Faenza, Geoff McFetridge: Drawing a Life è un documentario diretto da Dan Covert, che racconta la vita e il percorso artistico del noto disegnatore e grafico. Il film ci introduce alla figura di Geoff McFetridge, un artista piuttosto atipico, caratterizzato da “un'ossessione” per l’ordine e la semplicità, che è però riuscito a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico contemporaneo. Grazie al suo stile razionale e minimalista, McFetridge ha lentamente conquistato il mondo del design, collaborando con nomi di spicco del cinema, come Sofia Coppola e il suo ex marito Spike Jonze, e con grandi aziende come Apple e Nike.


Nel corso del racconto, viene messo in luce come la vita di Geoff McFetridge sia ben lontana dall'immagine che molti potrebbero avere di un artista. Cresciuto in una famiglia ordinaria, Geoff conduce una vita altrettanto normale: ha una moglie e delle figlie che lo amano, amici che lo sostengono e con cui collabora, insomma, è un cittadino come un altro. Certo, anche lui ha i dubbi tipici di un artista, ma sembra aver trovato un modo per mettere ordine in quel caos che tutti, in un modo o nell'altro, vivono, e il suo stile ne è la testimonianza: sobrio, accogliente e quasi rassicurante, nonostante i suoi personaggi siano spesso ritratti in preda a crisi esistenziali o immersi in tele vuote e desolate.


Passiamo però alla nota dolente, strettamente legata a quanto appena detto: questa estrema normalità rende il documentario quasi non necessario. Quanto può essere coinvolgente per noi spettatori seguire la vita priva di colpi di scena di una persona così comune? Probabilmente poco, e qui interviene la mano del regista. Dan Covert cerca di rendere la visione più stimolante possibile puntando sulla componente visiva: intermezzi animati creati dallo stesso McFetridge e riprese d’archivio realizzate da lui danno vita a un montaggio ben orchestrato, capace di mantenere viva l'attenzione. Così, alla fine, si esce dalla sala tutto sommato soddisfatti, consapevoli di aver visto un documentario piuttosto convenzionale, su una persona altrettanto convenzionale, ma che riesce comunque a lasciare il segno.


Tommaso Malguzzi

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