Da circa una settimana possiamo trovare in sala "Godzilla X Kong" ovvero l'ultimo tassello del Monsterverse, ma prima di addentrarci nella disamina della pellicola credo che sia doveroso fare un piccolo back in the days nella cronologia della saga per provare a comprendere meglio la natura del progetto.
Si parte nel 2014 con il "Godzilla" di Gareth Edwards, un blockbuster d'autore che seguendo il modello de "Lo Squalo" di Spielberg costruiva l'attesa attorno alla comparsa del titano generando l'ira del pubblico che lo vide a schermo sololtanto per pochi minuti (per me ottimo), si passa poi qualche anno più tardi a "Kong Skull Island" un film decisamente meno ambizioso ma molto più divertente, abile propinare dell'ottimo intrattenimento supportato da un buonissimo livello tecnico (per me davvero carino), torniamo a Godzilla con "King Of Monsters" un prodotto in bilico tra i due citati precedentemente che accontentò e divise il pubblico al tempo stesso (per me carino) per poi arrivare al mega crossover: "Godzilla Vs Kong" un titolo molto più sopra le righe e tamarro ma che col senno di poi si è rivelato essere un timido approccio ad uno stile non ancora esplorato a dovere.
Stile che invece sembra aver compreso a pieno il "Godzilla X Kong" di quest'anno; un film pienamente consapevole di essere una trashata in grado però di deliziare il pubblico con ciò che prometteva sin dai tempi dell'annuncio e successivamente in fase di marketing.
Il lungometraggio di Adam Wingard non è un opera degna di nota: la sceneggiatura nuota nelle acque dell'insufficienza più totale, con dialoghi clamorosamente mal scritti, personaggi al limite dell'anonimato più totale e un incursione nel fantasy a dir poco fuori luogo, ma che si dimostra essere perfettamente lucido e puntuale nel compensare il tutto attraverso un abbondante dose di intrattenimento, un ottimo comparto tecnico che rende tangibili e realistici le fisionomie dei kaiji mostrati a schermo e una regia di mestiere sempre però chiara nella messa in scena delle sequenze action e nella coreografia dei combattimenti.
Una lettera d'amore nei confronti dei prodotti di genere anni 50 e 60, che colpisce il cuore degli appassionati tra citazionismo raffinato e incursioni fomentanti varie, al netto della conquista di un identità che abbraccia a pieno titolo l'anima di filoni come "Fast And Furios", che fanno dell'eccesso il punto cardine attorno al quale costruire lo spirito narrativo del film preso in esame e quello dei cinecomic, con due mostri protagonisti che hanno assunto di fatto e definitivamente tutte quelle caratteristiche equiparabili agli eroi che abbiamo imparato ad amare e non con la Marvel e la DC.
Il box office sembra aver premiato l'operazione, facendo raggiungere al film in meno di una settimana quasi 200 milioni di euro, un po meno il pubblico generalista, apparso imprevedibilente tiepido di fronte ad un opera ritenuta non all'altezza delle aspettative promesse che si apre però con Godzilla che dopo aver distrutto il Vittoriano prendendo a botte il "mostrone" di turno si acciambella all'interno del Colosseo per fare il riposino pomeridiano... questione di aspettative? Chi lo sa? La cosa certa è che il Monsterverse, almeno per una volta (ecco spiegato il motivo dell'analisi della saga svolta ad inizio recensione) sembra aver abbracciato la propria natura presentandosi a tutti in modo onesto e coerente con sé stesso.
Le sinapsi sono del tutto consumate, completare la tabellina del 3 non è mai stato così complicato, ma il cuoricino batte forte e la voglia improvvisa di volersi trovare nel bel mezzo di una battaglia tra uno scimmione col braccio meccanico e una lucertola gigante radioattiva non è mai stata così forte.
Jackie Soprano
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