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Immagine del redattoreFederico Cenni

Mad Detective - Johnnie To - 2007


 

Se è vero che il thriller psicologico ha avuto un forte exploit negli ultimi trent'anni grazie al cinema di registi quali David Fincher con "Seven" e "Fight Club", Denis Villeneuve ed il suo labirintico "Enemy", l'intramontabile "Mullholand Drive" di David Lynch e il blasonatissimo "Shutter Island" dell'immortale Martin Scorsese, solo per citarne alcuni, è anche vero che difficilmente le grandi distribuzioni italiane si interessano ai prodotti orientali. Nelle ultime due decadi, in paesi come il Giappone, la Corea del Sud e la Cina (da intendersi quindi anche Taiwan e Hong Kong), sono stati girati numerosi film validissimi appartenenti al sopracitato sottogenere ("Confessions" di Tetsuya Nakashima, "Burning" di Lee Chang-dong, "Port of call" di Philip Yung); film che, neanche a dirlo, o sono mai arrivati nelle nostre sale o non hanno avuto il risalto che invece avrebbero meritato.

Essendo abituato da sempre all'egemonia del cinema americano, per il pubblico generalista è diventato sostanzialmente impossibile approcciare le distribuzioni orientali, dalle quali spesso arrivano prodotti che, se non addirittura migliori, sono assolutamente all'altezza dei più famosi Blockbuster (e non) statunitensi. In questo contesto si inserisce quello che a mio modestissimo avviso è probabilmente il migliori thriller psicologico degli ultimi anni: "Mad Detective" di Johnnie To.

Dopo il fenomenale "Exiled" uscito solo l'anno prima, nel 2007 il cineasta hongkonghese firma un altro capolavoro che, per altro, rappresenta praticamente un unicum nella filmografia del regista. Presentato al festival di Venezia nel 2007, "Mad Detective" è senza ombra di dubbio uno dei migliori thriller psicologici del terzo millennio per intuizioni narrative e resa complessiva, capace d'anticipare largamente l'idea alla base dello Split di Shyamalan ma riuscendo a sfruttarla decisamente meglio aggiungendo alla ricetta un particolare tanto determinante quanto affascinante: Bun, il detective protagonista, è in grado di scrutare la vera personalità degli individui. Su questo presupposto si snoderanno gli intrecci messi in scena alla grande dalla regia di uno dei maestri dell'action thriller contemporaneo che, come altri prima di lui, sul finale cita "La signora di Shanghai" senza particolari trovate narrative ma utilizzando soluzioni visive che coordinate mirabilmente alla narrazione riescono a colpire senza ricorrere ad inutili artifici. Le ombre e le luci che insediano la città, i primissimi piani, gli sguardi e i dialoghi, la caratterizzazione dei personaggi, le dinamiche narrative. Tutti gli elementi dell'opera si mescolano in un'armonia d'immagini audiovisive che non può lasciare in nessun modo indifferenti se si apprezza il genere di riferimento e i relativi stilemi. Considerata una delle opere minori del regista, "Mad Detective" è invece a mio parere l'esempio perfetto delle sensazioni e della malinconia che un thriller psicologico dovrebbe essere in grado di restituire ad un pubblico che non sa cosa aspettarsi ma che intuisce strada facendo cosa deve prepararsi a sostenere.

"Mad Detective" rappresenta un'affidabile disamina di come dovrebbe essere scritto e visivamente costruito un thriller psicologico che non abbia solo la pretesa di intrattenere ma che, al contrario, miri a suscitare nello spettatore il disorientamento e lo stupore necessari a ripercorrere quanto appena visto per poter conferire un senso più personale all'opera.

Johnnie To con "Mad Detective" dirige un thriller psicologico che rielabora la psicologia del thriller. Ne più, ne meno.


Federico Cenni

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