In concorso al NOAM Film Festival di Faenza, Red Rooms (Les Chambres Rouges) è un film canadese di Pascal Plante, regista affermato originario del Quebec: una modella, Kelly-Anne, diventa ossessionata dal processo di un serial killer, Ludovic Chevalier, al punto di superare certi limiti morali. Seguiremo la discesa nell’ossessione della modella, che farà di tutto pur di ottenere il pezzo mancante del processo.
Il thriller di Plante esplora molti temi, dall'ossessione per la tecnologia al voyeurismo più spietato, includendo anche una critica tagliente alla nuova dipendenza per il true crime. Persone comuni, spesso prive di qualsiasi competenza, si sostituiscono alle autorità, perseguendo la giustizia solo per il gusto di intrattenere.
È il lavoro filmico di Red Rooms a trasformare questa pellicola da semplice film a opera autentica: il regista costruisce il suo stile sull’intensità degli sguardi, quelli di chi cerca e di chi vuole essere osservato, puntando molto sul fuoricampo. Gli oggetti degli sguardi dei personaggi appaiono raramente inquadrati, se non nei lunghissimi piano sequenza che delineano gli spazi fisici del film. La regia si integra perfettamente con la sceneggiatura, amplificando gradualmente le sensazioni che il film vuole suscitare in chi guarda. I movimenti di macchina sono lenti e calibrati, orientati a guidare lo spettatore verso un punto preciso: anche quando il quadro è ricco di dettagli, Plante sa farci posare lo sguardo solo sull’elemento essenziale per la narrazione, e il montaggio in più di un momento guida anche la camera in questo compito.
Un aspetto degno di nota è il lavoro meticoloso sulla direzione attoriale, che risulta essenziale nel generare le emozioni dello spettatore: a volte attraverso piccoli dettagli che definiscono un personaggio, altre volte tramite tratti che diventano veri e propri pilastri della narrazione. Ludovic, ad esempio, risulta estremamente espressivo; assume un’aria vittimista quando parla la difesa e quasi sprezzante quando interviene l’accusa, alimentando così i nostri sospetti sulla sua colpevolezza. Kelly-Anne, al contrario, appare fredda e apatica, quasi sempre indecifrabile e, a un certo punto, imprevedibile. La colonna sonora e i temi musicali associati ai personaggi accentuano queste sensazioni, generando tensione e lasciando lo spettatore sul filo, quasi a tremare sulla propria poltrona.
Red Rooms è in uscita negli States, mentre da noi non sembra essere plausibile un’acquisizione da parte di una casa distributrice, il che è un peccato. Grande gemma.
Tommaso Malguzzi
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