Nel 2027 ogni donna nel mondo è sterile, il ragazzo più giovane sulla terra ha compiuto 18 anni. Questa è la premessa de "I Figli degli Uomini", film del 2006 diretto da Alfonso Cuarón tratto dall’omonimo libro di P. D. James. Dopo quasi vent’anni "I Figli degli Uomini" riesce a sorprendere per quanto risulti ancora attuale (e all’epoca lungimirante) nelle tematiche: immigrazione, attivismo politico e traffici illegali sono solo alcuni degli argomenti trattati da Cuarón in questo thriller fantascientifico.
In una società senza futuro, dove la fine dell’umanità è un evento ormai prossimo, il genere umano si è incattivito; atti terroristici e criminali sono eventi comuni, emblematico l’attentato durante il primo lungo piano sequenza girato con maestria. Al protagonista Theo, interpretato da un eccellente Clive Owen, viene affidato il compito dalla ex moglie Julian (Julianne Moore) di scortare e portare in salvo Kee (Claire Hope-Ashitey), l’unica donna rimasta miracolosamente incinta. In un mondo pieno di insidie cosa potrebbe accadere alla prima donna a portare in grembo un bambino dopo 18 anni se il governo o i gruppi terroristici dovessero scoprirlo?
Come già scritto i temi che Cuarón tocca sono vari, delicati e molto attuali; commuovono e impressionano per la loro crudezza, e questo è dovuto a quanto sembri realistica la pellicola. La forza principale de "I Figli degli Uomini" è esattamente questo: rendere realistico nelle teorie e nella realizzazione una storia distopica e spaventosa. Le lunghe inquadrature del regista aiutano lo spettatore ad immergersi appieno nell’ angosciante storia di Theo e Kee e nel loro viaggio verso la salvezza. Il film è impreziosito da un cast di grandi nomi e ottime interpretazioni, una su tutte quella di Michael Caine, che interpreta un amico di Theo, ex vignettista politico e figura comica della storia. Proprio quest’ultimo ironizza (e ammicca alla realtà) su come il governo abbia proibito severamente droghe leggere come la cannabis ma allo stesso tempo fornisca ai cittadini psicofarmaci e pratici kit da suicidio. Le critiche e frecciatine alla società moderna sono tante e ben inserite nel film e volendo scuotono e penetrano nella mente dello spettatore più oggi rispetto a quando uscì nelle sale cinematografiche.
Tutte le vicissitudini negative e nonostante la distruzione che permane in un mondo in rovina trovano però un messaggio positivo nel finale, con una scena silenziosa ma potente. Il futuro riserva sempre speranza.
Riccardo Marchesin
Comments