In Sharp Corner, il nuovo thriller di Jason Buxton, una famiglia americana benestante vede realizzato il proprio sogno acquistando una casa fuori città. Tuttavia, l’abitazione si trova in prossimità di una pericolosa curva stretta, che presto diventa il teatro di numerosi incidenti mortali, trasformando il giardino in un macabro cimitero. La trama si concentra sul progressivo deterioramento mentale del protagonista, il quale sviluppa una sorta di dipendenza morbosa dagli incidenti, trovando in essi una via di fuga dalla monotonia della sua vita familiare e lavorativa.
Nonostante la premessa intrigante, il film soffre di un grave problema: la totale mancanza di tensione e dinamismo. Il ritmo è piatto, privo di veri momenti di suspence, e i personaggi appaiono bidimensionali e stereotipati, con dialoghi superficiali che non approfondiscono le dinamiche familiari, lasciate come semplice sfondo. Il protagonista, che avrebbe dovuto essere il fulcro emotivo del film, non evolve in maniera convincente, e la sua ossessione per gli incidenti viene trattata in modo prevedibile e ripetitivo dopo il secondo evento.
Sul piano tecnico, la regia e la fotografia sono altrettanto anonime, e il montaggio evidenzia ulteriormente le carenze strutturali della sceneggiatura. Anche gli effetti visivi, che dovrebbero essere un elemento centrale nei momenti di impatto, sembrano datati, richiamando produzioni di serie B dei primi anni 2000. Il finale, seppur coerente con l’andamento del film, è altrettanto piatto e privo di sorprese, confermando l’impressione generale di un’opera dimenticabile, che non riesce a sfruttare appieno il suo potenziale iniziale.
Marco Panichella
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