Sette minuti di standing ovation a Cannes non possono passare inosservati. E in questo caso sono sette minuti dannatamente meritati.
Un thriller dalle connotazioni action scritto e diretto dallo stesso regista del decisamente meno fortunato "Kill Boksoon" appena uscito su Netflix.
Con questo "The Merciless" Byun Sung-hyun firma un film semplicemente clamoroso sotto tutti i punti di vista.
Il sudcoreano studia la sua opera nei minimi dettagli, sia dal punto di vista narrativo che tecnico. La sceneggiatura, pur non scevra di più di un leggerezza qua e là che richiede allo spettatore di stringere qualche compromesso, ha il merito di riuscire a rendere ogni santa scena un crescendo di tensione e imprevedibilità da cardiopalma senza dimenticarsi di inserire dei sottotesti che se carpiti aggiungono informazioni e profondità all’opera. In due ore di film ci sono almeno una decina di scene capaci di lasciare a bocca aperta grazie ad inaspettati ribaltamenti di fronte che cambieranno percezione, senso e prospettiva di un intreccio curato davvero alla perfezione.
Da menzionare assolutamente una regia ragionata e visivamente spettacolare che lima maniacalmente ogni inquadratura per rendere le varie scene distinte e distinguibili, alcune sinceramente indimenticabili. Innumerevoli le sequenze esteticamente sontuose che impreziosiscono la visione e che contestualmente delineano lo stile di un regista che a giudicare da questo film sembrerebbe essere una delle più importanti promesse della corrente sudcoreana. Anche molte transizioni pensate durante gli storyboard risultano riuscitissime oltre che intelligenti nella misura in cui a beneficiarne è il ritmo del film, che rimane forsennato per centoventi minuti e che sul finale può anche strappare due lacrime.
La violenza non è edulcorata in nessun modo e anzi ci sono scene che richiedono una capacità di sopportazione da non sottovalutare.
Inutile ribadire ancora una volta quanto questo cinema sia anni luce avanti rispetto al nostro e alla maggioranza della produzione cinematografica mondiale, però è rilevante il fatto che questo prodotto - anche decisamente commerciale - non sia uscito fuori dai confini della Corea soprattutto se consideriamo che finalmente il cinema orientale sta avendo la notorietà che merita.
Federico Cenni
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