Presentato a Cannes quest’anno e vincitore del premio per la migliore sceneggiatura, The Substance, diretto da Coralie Fargeat, racconta il declino della carriera dell’attrice Elizabeth Sparkle. Dopo essere stata licenziata dal network televisivo guidato dal manager Harvey (nome scelto a caso?), Elizabeth scopre una sostanza in grado di creare “una versione migliore di te”: un clone più giovane e attraente, che prende il nome di Sue. L’unico compromesso? Le due versioni devono alternarsi, con una settimana per ciascuna. Il film si sviluppa su questa fragile dinamica, con una regia rigorosa e simmetrica che mette in luce la maestria della regista nel dominare il mezzo cinematografico. A supportare la narrazione, ci sono le straordinarie interpretazioni di Demi Moore e Margaret Qualley, che attraverso l’evoluzione del loro rapporto esplorano la frattura interiore della protagonista, enfatizzando la continua affermazione del film che le due “sono una sola”.
The Substance fonde elementi di Barbie e freaks, traendo ispirazione da Cronenberg e The Elephant Man, per offrire una critica incisiva allo star-system hollywoodiano e ai canoni di bellezza imposti dalla società, utilizzando con intelligenza il body horror. Tuttavia, il film non è esente da difetti. Sebbene ci siano solo alcune piccole incertezze nella gestione di certi momenti, la vera debolezza risiede nell’atto finale: per quanto il body horror raggiunga il suo apice, sembra eccedere in una scena specifica, rompendo la coerenza narrativa costruita fino a quel punto. Nonostante queste riserve, il film resta una visione altamente consigliata e merita di essere considerato tra i migliori dell’annata 2024.
Marco Panichella
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